Questa collettiva, che inaugura il secondo spazio espositivo del Nouveau Musée National de Monaco (la recuparata Villa Paloma, ex dimora a picco sul Principato), presenta alcuni aspetti interessanti. Innanzitutto, la curatela: affidata non a un curatore propriamente inteso, bensì a Thomas Demand, apprezzato esponente della stage photography nonché raffinato studioso delle problematiche di una certa fotografia, che non si arrende a essere semplicemente “documentaria” né “messa in scena” di mondi fittizi.
Quella di Demand, così come quella di Luigi Ghirri, il vero protagonista della mostra, è una fotografia “metafisica”. De Chirico non viene citato, forse un po’ colpevolmente, perché Demand gli preferisce il più “fotografico” René Magritte, sul quale poggia il centro (storico) della mostra, con opere in cui la natura viene sondata come simbolo e come sintomo della psiche. Demand lo mette in dialogo con il fotografo di Scandiano e la frizione è piacevolmente stralunante.
La mostra prosegue per salti quantici, tra media diversi e diversissime generazioni, seguendo un metodo tendenzialmente “iconologico”. Il tasso teorico è alto ed è bello riscoprire la mostra leggendo il catalogo che, senza protervia, riprende la tesi esposta da Ghirri in una lezione tenuta a Reggio Emilia nel 1989, dal titolo L’immagine impossibile. Qui egli definisce la fotografia come strumento capace di mostrare il lato misterioso ed enigmatico della realtà. Se il Surrealismo (che Demand intende magrittianamente come innanzitutto “metafisico”) è “figlio” della psicoanalisi, Ghirri lo vuole almeno nipote anche della fotografia.
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